giovedì 28 giugno 2007

Cari fumetti (parte 1)


Mi colpisce molto quella locandina che si trova presso alcuni benzinai, che vuole illustrare il peso delle imposte statali sul prezzo finale del carburante. Ebbene, mi farebbe piacere che un manifesto simile fosse presente anche sugli albi a fumetto italiani.

Per capire qual è il peso delle distrubuzioni nel costo finale dei nostri fumetti.

Innanzitutto, permettetemi di fare
outing, perchè a mio avviso i fumetti in Italia non sono affatto cari. Questo è un sotto-effetto positivo di due fattori:
1) Il fumetto popolare, nel nostro paese, è concepito come un prodotto "popolare" in tutti i sensi, quindi anche nel prezzo. Per questo un albo che va in edicola non deve costare più di, diciamo, 5 € per le edicole tranne speciali e albi particolari. I prodotti a prezzo più caro vanno in libreria, dove il "danaroso appassionato, se vuole va e compra ciò che vuole al prezzo imposto;
2) la concezione che abbiamo in italia del fumetto è di un sottoprodotto culturale indirizato al 90% a un pubblico giovane e giovanissimo che si trova pochi soldi in tasca.

Detto ciò, facciamo due conti.
Un albo arriva in fumetteria con uno sconto sul prezzo di copertina tra il 28 e il 37 %. Se la distribuzione vende un albo al 63% del prezzo di copertina al rivenditore, vuol dire che, prendiamo il caso di un albo da € 3,00, la fumetteria lo acquista a circa € 2,00.
Se mettiamo che la distribuzione ci guadagni un 15-20% del prezzo di copertina, vuol dire che l'albo esce dalla casa editrice a circa la metà di quanto viene venduto. Ricapitolando:
costo albo € 3,00 -
guadagno fumetteria € 1,00 -
guadagno distribuzione € 0,50=
€ 1,50
da cui la casa editrice guadagna quello che le serve per continuare il proprio lavoro.
Il sistema quindi prevede che la metà di quanto costa un albo è quello che si perde nel passaggio tra casa editrice e lettore.
Conseguenze:
1) ovviamente, con una ridistribuzione dei prezzi più equa, si potrebbero acquistare più fumetti;
2) la fumetteria è costretta a prendere meno copie di albi nuovi e in generale dei fumeti distribuiti, perchè con questi prezzi non ha la potenza economica di ammortizzare dei rischi "calcolati", anche perchè deve mettere in conto che deve ammortizzare l'invenduto visto che, lo ricordiamo, non si può fare la resa.
A tale proposito vorrei ricordare l'introduzione del sistema della resa risollevò il mercato a fumetti americano riportando la
Marvel in attivo dopo anni di rosso;
3) Le piccole case editrici non riescono a decollare, visto i guadagni irrisori su ogni copia ma sopratutto il numero bassissimo di copie ordinate dai distributori.
Nella seconda parte di questo post vi parlerò meglio proprio di quest'ultimo aspetto con alcune testimonianze.

Questo sistema di vendita, in buona sostanza, porta ad un inaridimento generale del mercato, che andrà sempre più esaurendosi, con il passare del tempo, con la sola vedita dei blockbuster. Continuiamo a parlarne...

Sopra, un'immagine tratta da Saint Seiya- Copyright degli aventi diritto.

Non c'entra niente con il post, ma visto che si parla di distribuzioni, cito in causa la più "discutibile"...

3 commenti:

Unknown ha detto...

Ciao Giu! :D (sai chi sono, vero?)

Concordo con la tua visione. Si veda ad esempio il prezzo dello spillato USA medio che dà 22 pagine di fumetto+10 di pubblicità a circa 3 "dirty bucks". Il già - pur caro rispetto alla concorrenza - spillato 48 pagg Planeta costa pressapoco la metà (se non ho calcolato malissimo il cambio).

Chicco ha detto...

Carissimo Fisk,
penso che le case editrici di fumetti potrebbero tentare l'azzardo di una produzione direttamente collegata al mercato per mezzo di internet. Vendendo i loro prodotti su internet, raccogliendo le richieste anche con un certo preavviso, a mo' di prenotazione, potrebbero innanzi tutto calibrare le spese in ragione delle vendite previste, e poi praticare un prezzo equo intascando una parte maggiore dei proventi, rispetto a quanto accade attualmente con il sistema di intermediari che hai descritto tu.
Ahimé, ci andrebbero a rimettere le fumetterie, negozi suppongo amati e adorati dagli appassionati, e affascinanti anche per chi non lo è ma ha sensibilità bibliofila; si seguirebbe, però, un criterio del minor male.
Tu cosa ne pensi? Credi che potrebbe essere una soluzione?

Fisk ha detto...

non credo che la pubblicazione su internet è e sarà mai la soluzione per il grande mercato. L'appassionato vuole vedere l'albo, saggiare l'edizione, sfogliare e annusare le pagine, soprattutto se è un prodotto che non conosce. E-shop funzionerebbe poco e, come dici tu, eliminerebbe dal sistema una parte molto importante sia economicamente che socialmente